Intervista al Professor Corrado Dell’Olio
Dirigente Scolastico dell’Istituto di Istruzione Superiore
“Galileo Galilei” di Avezzano(AQ)
Dati anagrafici del Dirigente
Corrado Dell’Olio. Laurea in Scienze dell’Educazione. Anni di lavoro come docente 15, come dirigente 10. Dirigente dell’IIS “Galilei” dall’a.s. 2013/2014. Associato ANP (Associazione Nazionale Presidi).
Dati dell’Istituto
Istituto di Istruzione Superiore “Galileo Galilei”, Avezzano (AQ). Numero di docenti 100, numero di studenti 564.
Sul progetto di alternanza scuola-lavoro
1. Da quanto tempo la sua scuola ha avviato progetti di Alternanza Scuola-Lavoro (Asl)? Prima del provvedimento de “La Buona Scuola” c’erano già progetti di duale nel suo Istituto?
Avendo lavorato moltissimo su programmi sperimentali, la mia scuola ha attivato iniziative di alternanza da più di 10 anni. Anno dopo anno, abbiamo operato su progetti di ampliamento dell’offerta formativa che venivano elaborati sulla base di bandi di selezione emanati dall’Ufficio Scolastico Regionale. Abbiamo partecipato a questi avvisi, superando le selezioni, e abbiamo avuto già da tempo, quindi, l’opportunità di lavorare alla sperimentazione di un modello duale, sebbene, ovviamente, sulla base di presupposti organizzativi e metodologici diversi rispetto a quelli introdotti dalla Legge 107. L’adesione degli studenti ai progetti era impostata su base volontaria ed era limitata solo ad alcune classi selezionate all’interno della scuola. Questa tipologia di attività di alternanza sui generis, tra l’altro, continua a coesistere, in questi due anni di messa a regime, parallelamente al modello imposto dalla 107, per le classi che non sono ancora sottoposte alla disciplina prevista dal nuovo ordinamento.
2. Quali sono i percorsi esterni che proponete agli studenti?
Agli studenti impegnati nei progetti di alternanza vengono proposti tre tipi di percorsi. Il primo riguarda interventi diretti in aziende o enti, all’interno dei quali i ragazzi effettuano un’esperienza operativa concreta, affiancati da un tutor aziendale, per cominciare a prendere confidenza con un contesto reale di lavoro.
Abbiamo poi le visite aziendali che, solitamente, vengono effettuate in un solo giorno e a cui partecipano gruppi più ampi di studenti con un impegno di tempo minore rispetto all’alternanza di tipo operativo. Selezioniamo un ambiente lavorativo in cui far accedere i ragazzi con un intento osservativo; un tutor aziendale illustra loro, nei particolari, i processi di produzione messi in atto, se si visita un’industria, oppure il processo di servizio se si visita un ente. Le attività possono essere anche affiancate da momenti di approfondimento laboratoriale, predisposti dalla stessa struttura ospitante. Normalmente il nostro raggio di azione riguarda per lo più strutture localizzate nelle regioni del Centro Italia, ma i nostri ragazzi hanno anche svolto visite aziendali più dislocate, ad esempio presso la Ferrari a Maranello.
La terza e ultima tipologia di percorso in alternanza che proponiamo è legata ad attività di approfondimento tematico, grazie alle quali cerchiamo di far sì che i ragazzi traggano anche profitto da occasioni strutturate di confronto con le istanze più aggiornate e attuali provenienti dal mondo del lavoro e delle professioni, fatte oggetto di dibattito e di riflessione critica in situazioni seminariali e/o laboratoriali.
L’ultimo progetto a cui abbiamo aderito è promosso dal locale Club Rotary, in collaborazione con vari ordini e collegi professionali. Nell’ambito di un evento collettivo, i ragazzi avranno la possibilità di confrontarsi con un variegato spettro di esperti e di accostarsi a differenti tavoli tematici, misurandosi con i professionisti tutor messisi a disposizione per analizzare le loro aspirazioni e i loro interessi e per orientare le scelte future e i progetti di sviluppo formativo e professionale in direzione di un determinato settore occupazionale.
3. Con quali criteri vengono scelte le opportunità esterne?
Cerchiamo innanzitutto di dare ai ragazzi un’idea generale circa quello che sarà il mondo del lavoro nel quale andranno a muoversi. Il primo criterio che abbiamo tenuto in considerazione lo scorso anno è stato quello dell’affinità dei campi di attività delle strutture e delle aziende prescelte con l’indirizzo di studio degli alunni. Nella nostra scuola abbiamo due indirizzi: l’Istituto “Tecnico Economico” - che non pone enormi problemi di reperimento delle strutture ospitanti, in quanto le questioni di ordine economico, contabile e finanziario vengono affrontate in tutti i settori di attività, ed è quindi uno degli ambiti più facili da approcciare - e l’indirizzo “Costruzioni, Ambiente e Territorio”, per il quale risulta un po’ più complicato, nella nostra zona, rintracciare strutture disponibili ad ospitare gli studenti e quindi, sebbene lavoriamo anche molto in collaborazione con il Collegio Provinciale dei Geometri, per rendere possibile un accostamento concreto dei futuri geometri al mondo della professione, in questo campo le difficoltà sono un po’ più all’ordine del giorno.
L’altro criterio importantissimo con cui scegliamo le opportunità di duale è la rispondenza delle strutture ai dettami della legislazione sulla sicurezza. Tutte le strutture ospitanti devono avere un responsabile del servizio prevenzione e protezione, devono avere un documento di valutazione dei rischi e aggiornarlo in relazione alle esigenze specifiche dell’attività di Asl.
Sussiste, poi, anche un criterio di territorialità, dato che la nostra utenza è molto dispersa su un territorio piuttosto complesso, sia da un punto di vista orografico sia da un punto di vista dell’organizzazione dei trasporti. Le attività che i ragazzi svolgono in azienda si tengono soprattutto in estate, quando i trasporti non sono più dimensionati sulle esigenze del pendolarismo degli studenti. Questo comporta grandissime difficoltà, per coloro che non vivono nel centro urbano su cui insiste la scuola, a raggiungere il luogo di lavoro in orari compatibili con quelli delle proprie attività. Per quanto possibile cerchiamo quindi di andare a rinvenire sul territorio delle strutture che possano ospitare ogni ragazzo, se non proprio nel centro in cui risiede, almeno nella zona più prossima possibile.
In realtà stiamo un pochino ripensando all’opportunità di inserire direttamente i ragazzi nel settore occupazionale per il quale il loro indirizzo di studi è vocato, perché in realtà crediamo che, almeno per i ragazzi del terzo anno, quindi al primo anno di Asl, un’esperienza capace di spaziare su un ventaglio un po’ più ampio di opportunità di confronto con il mondo lavorativo potrebbe fornire un valore aggiunto. Stiamo quindi pensando di introdurre, per le classi terze, la possibilità di frequentare strutture diversificate e vorremmo anche cercare di far conoscere ai ragazzi dei contesti anche molto eterogenei e lontani fra di loro, includendo, ad esempio, il lavoro in strutture del terzo settore o in associazioni, in modo che gli studenti, prima di cristallizzare le loro opzioni professionali, possano saggiare un quadro più ampio del mondo del lavoro e capire che determinati aspetti dell’attività lavorativa sono trasversali e comuni a tutti quanti i settori, mentre altri sono più legati alle specificità di intervento che ogni filiera deve garantire.
4. È la scuola che cerca dei partner per il duale o sono le aziende e gli enti a proporsi?
Le aziende o gli enti che si propongono sono davvero molto pochi, almeno nel nostro territorio. Viviamo in un’area che, in questi ultimi anni, ha subito, e sta continuando ad affrontare, un drammatico processo di deindustrializzazione, quindi si fa veramente difficoltà a reperire enti o aziende che possano ospitare i ragazzi. In più, dato che il carattere obbligatorio dell’esperienza impone ormai che sul “mercato” dell’alternanza venga posto, in una sorta di “concorrenza”, un numero di ragazzi così ampio, si assiste al sorgere di fenomeni di innaturale competizione tra le scuole, per riuscire ad assicurare ai propri studenti delle opportunità che difficilmente possono sempre risultare coerenti con le loro esigenze didattiche e organizzative. Sono quindi le scuole che, di solito, ricercano attivamente la collaborazione delle strutture esterne. In base al dettato della 107, le attività dovrebbero essere svolte in strutture inserite all’interno di un albo per l’Asl tenuto dalla Camera di Commercio. Nel nostro caso specifico, però, l’albo comprende, al momento, non più di quattro strutture, per una platea di circa 5000 studenti che, evidentemente, non potranno mai essere distribuiti in modo adeguato in un numero così esiguo di aziende. Almeno nella nostra zona, quindi, sono le scuole ad attivarsi e fanno anche molta fatica per trovare tutti i posti necessari ad una collocazione decorosa per i ragazzi.
Sui docenti
5. Qual è il ruolo dei docenti che seguono i progetti di alternanza? Vengono scelti dal Dirigente, se sì in base a quali elementi, o si propongono? Hanno avuto un periodo di formazione? Quanto è durato? Chi ha tenuto eventuali corsi di formazione?
Ci sono diverse figure di docenti che seguono i progetti di alternanza, che rappresentano ormai un’attività ordinamentale e non più un ampliamento dell’offerta formativa, come era invece nei progetti attuati negli anni precedenti, i quali erano seguiti da un docente coordinatore, che gestiva l’intero iter procedimentale, e da docenti tutor, che invece curavano l’inserimento dei ragazzi in azienda. Oggi c’è ancora bisogno di un coordinatore, c’è ancora bisogno di insegnanti tutor, ma l’alternanza è diventata un’attività didattica ordinaria, “normale”, che deve essere svolta da tutti gli studenti delle classi interessate per un monte ore rigidamente predeterminato dalla normativa. Si rende quindi necessario un coinvolgimento diretto, essenziale e fondativo dei consigli di classe.
I docenti dei consigli di classe dovrebbero quindi - dico non a caso dovrebbero, perché siamo ancora in una situazione di passaggio e ci si sta ancora formando per riuscire a capire come integrare le attività di alternanza nel percorso complessivo e unitario della programmazione dei consigli di classe - elaborare i documenti progettuali e programmatici inerenti le attività, predisporre e organizzare strumenti e procedure di verifica e valutazione condivisa, fra tutor interno e tutor esterno, analizzare, interpretare e valutare i dati informativi raccolti attraverso i processi di verifica e accompagnare e monitorare tutto l’iter del percorso di alternanza nella sua dimensione didattica e pedagogica. Ci sono poi gli insegnanti che si occupano del tutoraggio, circa un tutor ogni 15 studenti, che gestiscono i rapporti con il tutor aziendale e verificano che le attività seguano il percorso preordinato nel patto formativo, che si situa a monte dello svolgimento delle attività di Asl. Il tutor ha quindi una funzione di garanzia nei confronti dello studente, visita a campione le strutture in cui sono ospitati i ragazzi, controlla che le attività si svolgano come da tabella di marcia, verifica che ci siano le condizioni di sicurezza stabilite nella convenzione, svolgendo quindi un ruolo di facilitatore dei processi di comunicazione e coordinamento fra la scuola e la struttura.
Abbiamo poi un nucleo di coordinamento che è formato da due docenti responsabili di funzione strumentale che si occupano quasi esclusivamente dell’alternanza e che sono, poi, coloro che materialmente prendono i contatti con le strutture, prendono parte attiva agli incontri per la sottoscrizione delle convenzioni, mantengono la documentazione e hanno concretamente elaborato gli strumenti di documentazione. La Legge 107, infatti, fornisce delle linee guida e degli spunti, ma i mezzi e gli strumenti più adeguati alla concreta realtà di ogni istituzione scolastica devono essere concepiti e strutturati in aderenza alle esigenze specifiche della singola autonomia. Specialmente in questo periodo di avviamento dell’esperienza, quindi, il nucleo ha elaborato tutti quanti gli strumenti di convenzione, di monitoraggio, di valutazione, occupandosi di ogni aspetto organizzativo.
Tutti i docenti dei consigli di classe devono quindi seguire le attività di alternanza, mentre i processi organizzativi sono gestiti dai tutor e dai coordinatori, che sono responsabili di funzione strumentale scelti dal collegio dei docenti. I tutor, invece, vengono individuati, per lo più, su base volontaria. Se si dovesse presentare la necessità di procedere a una selezione comparativa dei tutor, il primo criterio di distinzione sarebbe la frequenza di attività formative specifiche. Il nostro Istituto è stato polo provinciale per la formazione dei tutor dell’alternanza, già prima dell’emanazione della Legge 107. Ciò ci ha permesso ovviamente di avere, rispetto ad altre realtà, un buon numero di docenti già formati.
L’Asl è individuata come una delle priorità nel nostro piano triennale di formazione e di questa attività abbiamo fatto uno dei fulcri di attenzione delle nostre politiche formative generali. Abbiamo in essere un progetto Erasmus Plus KA1 sulla formazione dello staff che, appunto, ha come elemento di approfondimento proprio l’alternanza e la metodologia CLIL. Stiamo lavorando con partner di cinque Paesi europei per riuscire a mettere in campo delle azioni di alternanza sempre più significative. Un altro segnale di attenzione e di apertura nei confronti delle politiche di colloquio con il mondo del lavoro è poi rappresentato dal fatto che, da tre anni, il nostro Istituto è sede di un ufficio di placement, organizzato grazie al progetto FIxO Scuola e Università, oggi FIxO YEI, che abbiamo realizzato in collaborazione con Italia Lavoro e con il Ministero del Lavoro. In più, quest’anno, siamo riusciti a inviare alcuni neo diplomati in tirocinio all’estero con un progetto KA1 VET. Dodici neo geometri hanno avuto l’opportunità di formarsi e lavorare in tre diversi Paesi europei nel campo dissesto idrogeologico.
Il periodo di formazione dei nostri insegnanti ha avuto una durata di 30 ore, con dei corsi tenuti per la maggior parte del tempo da docenti dell’Università di Urbino scelti dalla rete di scuole di cui eravamo capofila. Sono state poi realizzate attività di ricerca e di approfondimento laboratoriale in gruppi di lavoro più ristretti, che hanno gestito in autonomia il proprio percorso di formazione per un piccolo tratto, svolgendo, per esempio, un lavoro sull’elaborazione dei documenti e della modulistica, con esiti molto interessanti.
6. Avete consultato la guida operativa proposta dal MIUR?
Abbiamo consultato e seguito la guida del MIUR adeguandoci a tutte le indicazioni relative alle attività di alternanza. La modulistica che veniva proposta, però, chiaramente, non poteva andar bene, come già precisato, per tutte le scuole e quindi su questo punto abbiamo dovuto impegnare molte risorse e competenze per raggiungere risultati apprezzabili. Le linee di indirizzo fornite dovevano comunque essere seguite obbligatoriamente, in quanto appendice del testo di Legge.
Sugli studenti
7. Come è vissuta l’opportunità dell’Asl dagli studenti? Hanno un cambiamento, non solo in termini di rendimento, quando tornano a scuola? Pensa che il duale sia utile per l’orientamento degli studenti nella scelta di un percorso universitario o lavorativo? Se sì, in che misura?
L’opportunità dell’alternanza è vissuta da ogni studente in maniera differente. Evidentemente il vissuto e la percezione relativi all’esperienza di Asl dipendono molto dal singolo ragazzo, dalle caratteristiche del progetto di vita e di sviluppo professionale che ha concepito, dall’appoggio che trova o non trova in famiglia, ma anche dall’atteggiamento che, nei confronti dell’alternanza, adotta il consiglio di classe che lo segue. Non penso ci sia quindi un modo standard di rapportarsi a questa attività. Ci sono dei ragazzi entusiasti, i quali vengono a raccontarci le loro esperienze con grandissima voglia di continuare, di fare sempre di più e sempre meglio, ma ce ne sono anche alcuni che vengono a lamentarsi per le più svariate ragioni. Gli esiti operativi ed emozionali sono strettamente legati all’approccio che gli studenti hanno anche nei confronti dell’esperienza scolastica in generale. Ci sono tanti ragazzi coinvolti in un comune sforzo di adeguamento ad una richiesta inedita e innovativa, ognuno si impegna con la propria testa e con il proprio cuore, e questo si riflette necessariamente nel modo in cui la “storia” del duale viene sentita e raccontata da ognuno.
Tutti i ragazzi che vanno a lavorare al di fuori dell’Istituto, però, costruiscono comunque qualcosa e lo riportano sia all’interno della scuola sia dentro loro stessi. Credo che la maturazione di un cambiamento nei confronti dell’esperienza scolastica sia un fenomeno assolutamente generalizzato. Certo, anche qui possono essere tratte conclusioni molto variegate in funzione dell’approccio personale con cui ogni ragazzo si confronta con questa esperienza.
Considero l’alternanza un elemento di grande importanza per l’orientamento degli studenti, tant’è vero che cercavamo di lavorare in questo senso anche quando non c’era un obbligo imposto dalle norme di riferimento. Ritengo che essa rappresenti un elemento da incentivare assolutamente, anche se, magari, il modello attuale potrebbe essere suscettibile di perfezionamenti nei suoi aspetti organizzativi. A mio parere le politiche centrali dovrebbero maggiormente incoraggiare le aziende ad accostarsi al mondo della scuola e, inoltre, dovrebbero agire in modo da alleviare alcuni dei sovraccarichi burocratici che si accompagnano a questo progetto. In ogni caso la ritengo un’attività potenzialmente molto positiva. Dal potenziale, ovviamente, dobbiamo vedere cosa riusciamo a ricavare in ogni contesto. L’alternanza è sicuramente una modalità di avvicinarsi al mondo reale che, anche in quelle esperienze che nella percezione dello studente si concludono in modo un po’ negativo, lasciano comunque qualche elemento di positività.
8. I risultati dell’alternanza vengono monitorati dall’Ufficio Scolastico Regionale e/o direttamente dal MIUR?
Abbiamo monitoraggi molto dettagliati e molto articolati che ci vengono proposti, a più riprese, sia da parte del MIUR sia da parte dell’USR.
9. Quali sono, secondo lei, i punti di forza dell’attuale modello di alternanza? Quali aspetti, invece, andrebbero migliorati?
A parte i punti di forza già elencati, direi che gli elementi da migliorare si possano riassumere in due aspetti: snellire il processo e incentivare le aziende ad accogliere i ragazzi.
Avezzano (AQ), dicembre 2016
A cura di: prof.ssa Giuditta Alessandrini, dott. Claudio Pignalberi, dott.ssa Maria Caterina De Blasis